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Le Cinque Terre in un calice di vino

Scoprire le Cinque Terre attraverso i suoi vini può essere un’esperienza autentica e appagante.

Abbiamo intervistato la Sommelier Margherita Barberotti, per scoprire quali sono i grandi vini da assaporare e come vivere la straordinaria cultura vitivinicola locale.

Com'è nata la tua passione per il vino? Come sei diventata sommelier?

Sono da sempre legata al mondo del vino, fa parte della storia della mia famiglia, della terra a cui sento di appartenere. Un paesaggio dove la sinergia uomo-territorio è unica nel suo genere.
L’idea di diventare sommelier invece è arrivata in seguito e inaspettatamente. Parallelamente allo studio universitario ho sempre lavorato nel settore; la mia titolare di qualche anno fa, nonché mia carissima amica, aveva intrapreso il percorso di studi per diventare Sommelier. Io ero “fresca di studio” e l’ho aiutata a organizzarsi con le tante cose da memorizzare, da lì mi sono appassionata ed è scattata la scintilla. Ho cominciato gli studi da sommelier per terminarli poi dopo l’università quando mi sono resa conto che questa era la mia vera passione.

I vini delle Cinque Terre sono tra più apprezzati d’Italia, cosa li rende così speciali?

Il mare, il calore del sole e una viticoltura “eroica”.
I vigneti delle Cinque Terre sono il frutto di un terroir e un saper fare unici. Nascono da terrazzamenti a picco sul mare, sorretti da muretti a secco che interrompono le forti pendenze delle colline. Un piccolo capolavoro di ingegneria, una coltivazione impervia, estrema, che richiede tanta sapienza, dedizione e tenacia.

Il vino ha la grande capacità di raccontare e descrivere la storia, le peculiarità ambientali e culturali di un luogo. In che modo gli ospiti possono connettersi alle Cinque Terre attraverso i suoi vini?

  • Degustare local è sempre un buon inizio. Le sensazioni visive, olfattive e di gusto sono infatti strettamente connesse con il terroir; i vini con il loro profumo e sapore trasmettono la personalità del luogo dove sono cresciuti. Grazie al giusto abbinamento vino-pietanza si ha inoltre la possibilità di apprezzare al meglio certi sapori e ingredienti tipici.
  • Fare visita ai vigneti più caratteristici, entrare nelle cantine e vedere da vicino come le aziende vinificano è un’esperienza davvero speciale, che consigliamo sempre ai nostri ospiti. Tra le nostre proposte di wine experience, quella più completa è sicuramente “L’appuntamento col viticoltore”: una visita privata in vigna di circa 3 ore con inclusa una degustazione presso la cantina del viticoltore. Il percorso si completa poi a La Sosta Kitchen con l’aperitivo degustazione.
  • Scambiare qualche chiacchera con la Sommelier. Le parole del vino sono importanti. Durante le mie chiacchierate introduttive, oltre alle caratteristiche e ai dati tecnici del vino si possono sempre scoprire curiosità e aneddoti sulla storia, le persone e le tradizioni del luogo.

LA SOSTA È UN LUOGO IDEALE PER DEGUSTARE E APPREZZARE LA GRANDE TRADIZIONE ENOLOGICA DEL TERRITORIO.

Come selezioni un vino da mettere in Carta?
 
Uno dei fattori decisivi è che il vino sia il più possibile “naturale”. L’altro elemento che guida la scelta è senz’altro l’equilibrio tra le etichette e l’abbinamento ai piatti. Conosco personalmente tutti i produttori in Carta, c’è un rapporto di fiducia e stima che mi permette di verificare il contenuto e la qualità in maniera seria ed approfondita.
 
E quali tesori locali custodisce la vostra cantina?

Tra i vini più pregiati della nostra cantina ci sono sicuramente i vini dell’azienda agricola Grande Giorgia, la microproduzione di Merlò / Vermentino / Sirah, il rosato di Heydi Bonannini (Possa) e lo Sciacchetrà di Terre di Bargon, una cantina che produce esclusivamente quello.
 
Qual è in assoluto la tua scelta imperdibile? Il vino che chi visita il levantese deve assolutamente provare…
 
Restando sulle espressioni più limpide del nostro terroir, sicuramente il Cinque Terre di Heydi e lo Sciacchetrà di Bargon.
 
Dolce, pregiato e raro: il passito Sciacchetrà è noto e apprezzato in tutto il mondo. Perché? Come si accompagna a tavola?

È una produzione unica, di bassissima resa. Il mio consiglio in realtà è di degustarlo da solo data la sua ricchezza di profumi e sensazioni articolate.
 
Oltre le etichette del territorio, quali sono i vini e le zone italiane che prediligi?

Barbera, ruché e bianchi piemontesi; adoro la garganega veneta, i bianchi dell’Etna, i tanto maltrattati e sottovalutati lambruschi. Ma l’Italia è piena di autoctoni meravigliosi, produzioni straordinarie di nicchie legate a realtà che di sicuro ancora non conosco.
 
Come si trova alla Sosta l’abbinamento ideale fra vino e piatto?
 
Siamo sempre alla ricerca della perfetta fusione tra vino e cibo. Tutte le nostre portate sono pensate già in partenza con un abbinamento bianco e uno rosso, scelti per valorizzare al massimo i diversi ingredienti.

Quale combinazione vino-cibo potrebbe rendere indimenticabile un soggiorno a Levanto anche dal punto di vista enogastronomico?

Restando sul tradizionale, un abbinamento semplice ma indimenticabile è quello tra un primo di pasta al pesto e un calice dei nostri bianchi Cinque Terre.

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